Pare sia nata nelle campagne laziali, ai tempi dell’antica Roma. Quei contadini, volendo ingraziarsi gli Dei (ma soprattutto i sacerdoti….), offrivano quello che la loro condizione economica consentiva e cioè questo impasto di farina di vari cereali poveri quali miglio, avena. orzo e farro mescolato con acqua sale ed erbe aromatiche.
Il nome sembra che derivi dal latino “pinsere” e cioè “stendere, allungare” o volendo essere pignoli “allungare schiacciando”; ciò spiegherebbe la sua forma che è sempre stata o rettangolare o ovoidale, diversa dalla forma della pizza o da altre forme che hanno simmetria centrale.
L’impasto è preparato con farina di frumento, farina di riso, farina di soia e lievito. L’acqua che viene utilizzata al momento dell’impasto è fredda. Tutte queste caratteristiche rendono la pinsa particolarmente digeribile e con un quantitativo non eccessivo di carboidrati e grassi.
Per renderla gustosa e per venire in contro alle Vostre diverse preferenze, abbiamo pensato di “creare” diversi tipi di condimenti e farcitura, con alimenti gustosi e tutta la cura possibile.
Buona pinsa, allora! Nel frattempo leggetevi pure come Virgilio descriveva il primo pranzo di Enea, una volta sbarcato sulle coste del Lazio.
Enea col figlio e co’ suoi primi duci
a l’ombre d’un grand’albero in disparte
degli altri a prender cibo insieme unissi.
Eran su l’erba agiati; e, come avviso
creder si dee che del gran Giove fosse,
avean poche vivande; e quelle poche
gran forme di focacce e di farrate
in vece avean di tavole e di quadre,
e la terra medesma e i solchi suoi
ai pomi agresti eran fiscelle e nappi.